
Perché si crei un ambiente motivante e stimolante è necessario che siano chiari obiettivi, ruoli e mansioni.
Lo scopo del nostro articolo è quello di creare delle “linee guida” volte all’esame di ogni posto di lavoro e comprendere (anche sommariamente) se si presenta come un luogo disfunzionale o meno, e quali strategie mettere in atto per affrontarlo.
Partiamo con l’analisi dei campanelli d’allarme:
- Non c'è lavoro di squadra, gli obiettivi non sono chiari e non sono chiare nemmeno le modalità per il loro raggiungimento. Il lavoro risulta essere scoordinato e il team non collabora per il fine aziendale, tutto è confuso e approssimativo;
- I problemi non si risolvono. Piuttosto che lavorare per trovare una soluzione si tende a cercare “i/le colpevoli” creando un ambiente di lavoro tiranno ed ostile. Il sentimento del tutti contro tutti alla lunga prenderà il sopravvento portando allo sfaldamento aziendale;
- La meritocrazia non esiste. Non si riconoscono né gli sforzi né i successi che raggiungono lavoratori e lavoratrici o il gruppo di lavoro in sé. Si opererà per inerzia e senza prestare particolare attenzione ad azioni e conseguenze. L’ambiente sarà governato da una latitanza generalizzata che porterà alla creazione di problemi su diverse sfere;
- Le regole non vengono seguite. Se le regole esistono è bene che siano rispettate. In contesti del genere, purtroppo, le norme non vengono considerate o al peggio applicate solo in base a circostanze o convenienze del momento. L’ambiente sarà davvero tossico e le dinamiche professionali prive di senso logico e giustizia;
- Circolano voci e pettegolezzi. Le informazioni, piuttosto che fluire in modo sano ed efficace in relazione a obiettivi e mansioni, si focalizzano su voci di corridoio e pettegolezzi. Di conseguenza, si alimentando antipatie e scarsa voglia di lavorare. Lavoratori e lavoratrici non si impegneranno per raggiungere la mission aziendale e faranno di tutto per non avere alcuna responsabilità professionale;
- Non esiste alcun piano di sviluppo. In questi ambienti tossici, purtroppo, non è presente alcun piano di crescita e propensione al futuro. Si lavora nel qui ed ora e il team, senza alcuna prospettiva, tenderà a disattendere le aspettative e a cercarsi un nuovo impiego;
- Le persone poco capaci ricevono elogi. Questo si verifica (purtroppo e troppo spesso) all’interno dei contesti a conduzione famigliare solo per paura di incrinare i rapporti di parentela o perché non si ha il coraggio di affrontare la persona in questione. A lavoro è sempre bene tenere separata la sfera famigliare da quella professionale o, viceversa, è bene che ogni persona sia trattata nello stesso identico modo senza personalismi;
- Persone sbagliate nei ruoli sbagliati. Anche questo elemento influenza notevolmente la negatività del posto del lavoro. Purtroppo può capitare che si lavori con persone poco preparate per il ruolo assegnato o che risultino essere demotivate per altre ragioni lungi dalle dinamiche lavorative. Questa negatività data dalle risorse umane può generare grosse ripercussioni a tutto il posto di lavoro e - se non si prendono dei provvedimenti seri - portare alla creazione di un ambiente scarsamente inclusivo e per nulla funzionale;
- Scarsa chiarezza rispetto a funzioni, obiettivi e ruoli. Questa è la mancanza più grave perché se non si hanno chiari ruoli, obiettivi, mansioni e modalità di lavoro, per quale ragione il contesto aziendale esiste? Cosa lo fa restare in piedi? Qual è la sua produttività? Attenzione!! Il fallimento è dietro l’angolo.
1) PARLARNE CON I SUPERIORI
Se vi è margine di comunicazione e ascolto si può optare per esporre a loro cosa non va e quali problematiche si stanno vivendo. Questo passaggio potrebbe essere di grande aiuto, soprattutto se i campanelli d’allarme riscontrati non sono tanti e se a lavoro è prevista la possibilità di confronto. Si potrebbe così agire all’interno dello stesso contesto professionale, senza il coinvolgimento di figure esterne, e in tempi ragionevolmente brevi;
2) CONSULTARE PROFESSIONISTI ESTERNI
Questa opzione si può valutare se ad esempio prima di coinvolgere superiori o enti più importanti come sindacati, si necessita di un punto di vista esterno e in grado di fornire una spiegazione dettagliata e accurata di quanto si sta vivendo. A volte non tutto è come appare e per essere certi delle reali dinamiche aziendali, questo rappresenta sicuramente un passo importante da affrontare. In questo modo si possono evitare inutili ripercussioni sull’intero assetto organizzativo o avere conoscenza di specifiche sfumature/dinamiche lavorative che fino a quel momento non si conoscevano;
3) RIVOLGERSI AI SINDACATI
Se dal confronto con i superiori non si è ottenuto nulla di concreto e da quello con i/le Professionisti esterni è stato confermato che la condizione riportata è realmente negativa; il coinvolgimento del Sindacato è sicuramente il passo da compiere per lavorare e agire insieme rispetto alle azioni future e i provvedimenti da adottare;
4) LASCIARE IL LAVORO
Nei casi particolarmente estremi in cui si ha più da perdere che da guadagnare, si può (a malincuore) anche valutare di lasciare il proprio lavoro e cercarne un altro che offra prima di tutto Benessere Psicologico. Non è di certo una soluzione semplice, ma in alcuni casi rappresenta veramente la strada migliore da percorrere.
Concludendo possiamo affermare che ogni Ambiente di Lavoro ha le proprie norme e funziona secondo dinamiche uniche non paragonabili a quelle degli altri contesti professionali. Bisogna conoscere il proprio posto di lavoro sia in termini positivi che in termini negativi, capire quali possono essere i campanelli d’allarme in atto e infine, individuare (con i giusti mezzi a disposizione) le azioni da mettere in campo per reagire.
Con il giusto atteggiamento tutto è possibile.